top of page

Il calcio a 5 - Futsal

Nell’età della terza infanzia (6-10 anni) il bambino sviluppa le proprie capacità cognitive, inizia a sperimentare i ruoli nella società e acquisisce regole, mentre a livello fisico sviluppa la forza muscolare e l’agilità. Lo sport diventa pertanto una parte fondamentale della crescita e del corretto sviluppo dell’apparato osseo e scheletrico del bambino.


E’ dimostrato che il futsal aiuta particolarmente il potenziamento delle funzioni esecutive ed è propedeutico al calcio a 11.


Le funzioni esecutive fanno riferimento a quell’insieme di processi mentali che vengono messi in atto quando ci troviamo di fronte a situazioni nuove o insolite. Tali situazioni per essere risolte correttamente richiedono l’utilizzo di comportamenti e abilità differenti da quelle di routine. Lo sviluppo delle funzioni esecutive serve per attivare strategie di problem solving e pianificare i passi per far fronte a una situazione non abituale o difficile. Non solo, significa anche essere abili nell’adattare il proprio comportamento in funzione delle regole e del compito da svolgere e memorizzare le nuove informazioni acquisite. Quindi allenare e potenziare le funzioni esecutive è importante per trovare soluzione a problemi in cui i vecchi schemi non funzionano e migliora la capacità di ragionamento.


Per praticare l’attività calcistica serve avere controllo del gesto motorio, essere coordinati, saper gestire il pallone e spostarsi nello spazio. Il gioco in spazi ridotti migliora queste abilità e potenzia le funzioni esecutive. Nel gioco il bambino dovrà saper gestire situazioni complesse che vedono coinvolte la palla, i compagni e le prospettive di spazio. Dovrà decidere come rispondere alle mosse dell’avversario in tempi rapidi, essere concentrato sulle dinamiche di gioco, saper pianificare una strategia e reagire mettendo in campo le conoscenze acquisite.



Il calcio a 5 nasce in Uruguay. In Spagna è molto importante e praticato a scuola. In Brasile è popolarissimo e i campionati giovanili molto diffusi. Quasi tutte le società professionistiche alternano, nel proprio settore giovanile, il calcio a 5 a quello a 11.

Possiamo affermare che è una disciplina che porta ad un continuo cambiamento e adattamento, sia fisico che caratteriale. Non obbliga a posizioni fisse, che possono essere un limite per il bambino, ognuno può essere “attivo” ovunque ed entrare in contatto con il pallone un numero di volte esponenzialmente maggiore rispetto al calcio.

Allena fortemente i principi della transizione ovvero il “periodo” della gara che coincide con il passaggio tra il momento offensivo e quello difensivo e viceversa. Prima ancora di pensare a come reagire collettivamente (in avanti o indietro), occorre reagire individualmente e cioè trasformare repentinamente la propria azione da offensiva (“divertente”) a difensiva (“faticosa”). La transizione negativa è infatti quella più impegnativa a livello fisico ma soprattutto “nella testa”. Banalmente uno dei primi principi per la transizione da insegnare nel calcio dei più piccoli potrebbe essere : quando perdi palla, cerca di riconquistarla subito.


Allenando e praticando costantemente partite facilitate a campo ridotto si alimenta pertanto il principio di sovraccarico nella cognizione ovvero ci si riferisce alla quantità di carico/stress che imponiamo al corpo/mente rispetto a quanto è normalmente abituato per migliorarne la funzionalità.


Se rendiamo il processo decisionale più difficile (a causa della limitazione di spazio e tempo) del normale, ciò consentirà di migliorare la capacità decisionale del bambino nel contesto gara.


Il miglior allenatore del mondo è il gioco stesso. I bambini scopriranno i segreti del gioco valorizzando e stimolando coordinazione, tecnica, velocità di pensiero e sviluppando intelligenza tattica. Senza intelligenza tattica il giocatore forte o veloce perde molto del suo potenziale. Viceversa con questa caratteristica anche il giocatore piccolo può superare ogni avversario. L’intelligenza tattica è quindi la capacità di leggere il momento e prendere le migliori decisioni nei tempi più rapidi possibili.


Studi e ricerche portano in luce come la capacità attentiva (durante la pratica sportiva) ed anticipatoria siano elementi fondamentali che differenziano professionisti e dilettanti. Con le dovute semplificazioni, possiamo affermare che chi ha maggior talento è in grado di focalizzare la propria attenzione verso gli elementi del gioco che sono più rilevanti per lo sviluppo futuro dell’azione e di conseguenza effettuare scelte tattiche più adeguate. E’ pertanto evidente che per sviluppare questo tipo di attitudine è necessario privilegiare le attività di gioco e fare esperienze il più vaste e alternate possibili.




 
 
 

Commentaires


bottom of page