Il calcio libero
- Lorenzo Guidetti
- 28 feb
- Tempo di lettura: 3 min
I “vecchi” giochi che si praticavano più di vent’anni fa possono nascondere importanti apprendimenti per i giovani giocatori dell’attività di base, ma anche delle fasce agonistiche del vivaio.
Il calcio è un gioco popolare e nasce dalla strada: così recita il Comunicato Ufficiale numero 1 del Settore Giovanile e Scolastico. Allora perché non riprodurre veramente durante gli allenamenti alcune attività che la facevano da padrone quando ci si ritrovava al campo sotto casa, in cortile, all’oratorio o su una strada sterrata? Da qui nasce l’idea di questa condivisione, che ha semplicemente come obiettivo riportare in luce il divertimento e l’autonomia che erano quotidianamente vissute da tutti i nati prima del 2000.

DIVERTIMENTO E AUTONOMIA
Ecco due termini che allora erano estremamente di moda e devono tornare ad esserlo: il primo è la base per tutti coloro che si presentano al campo e deve essere uno dei “veicoli” che porta all’apprendimento. Il secondo è per forza uno degli obiettivi che qualsiasi istruttore deve perseguire: infatti… “un buon insegnante è colui che si rende progressivamente superfluo”. Questo perché è riuscito a stimolare i propri giocatori, in questo caso all’indipendenza e all’auto-organizzazione.
Insomma, non era quello che accadeva in strada? Si formavano le squadre e la maggior parte delle volte erano equilibrate, si trovavano gli spazi di gioco anche se c’erano ostacoli e si stabilivano le regole, accettate da tutti. I tempi di
gioco? Spesso infiniti oppure decisi dal “buio” o dalla chiamata della mamma. Non c’erano maglie dello stesso colore ne obblighi dettati da qualche allenatore. Non c’era neanche uniformità nell’anno di nascita. Libertà assoluta di divertirsi e di provare qualsiasi principio e ruolo che il calcio detta, misurandosi con se stessi e gli altri sulle capacità e i propri limiti. E’ fondamentale che il giocatore sia libero, e fondamentale che non abbia vincoli o costrizioni eccessive. Indubbiamente non crescerà il gioco o la tattica di squadra ma crescerà e migliorerà il giocatore, che nelle categorie giovanili è l’unica essenza che conta. La tattica viene dopo, viene con il giocatore già formato.
Uno dei grandi mali che affligge il calcio italiano, è rappresentato proprio dalla mancanza della strada: quella che ha sempre costituito il vero battesimo di fuoco dei giovani aspiranti calciatori, gerarchia naturale che segnava la prima vera scrematura tra ragazzi di talento, dotati e meno dotati. Proviamo a riproporla quindi in modo alternativo, coltivando e alimentando la fantasia motoria e decisionale, la tecnica individuale, la reale comprensione del gioco. Perché più esperienze di gioco (non solo legate al calcio), sperimentazioni e informazioni utili un bambino riuscirà a captare, elaborare, utilizzare e più potrà essere efficace.
DOMINIO DELLA PALLA
La gestione del pallone rappresenta un indubbio vantaggio per il giocatore di qualsiasi livello. L’obiettivo di ogni allenatore è (o dovrebbe essere) formare calciatori tecnicamente indipendenti. Difatti, attraverso un approccio didattico-creativo, incentrato sull’indipendenza, la creatività e lo sviluppo delle competenze tecniche, i giovani calciatori potranno provare a esprimersi in maniera autonoma e scegliere la soluzione tecnica più efficace durante il gioco. Come noto, il contatto prolungato con il pallone è l’unico modo per apprendere al meglio ed è indispensabile la possibilità di sbagliare senza essere telecomandati perché l’errore è parte integrante di qualsiasi percorso di apprendimento.
Il calcio è un gioco di squadra tuttavia la coesione del collettivo dipende prevalentemente dalle capacità dei singoli. Sin da bambini i campioni hanno sfruttato istinto e talento per vincere un duello, altri invece, anche dopo anni di attività, non ne sono ancora capaci. Perché sono stati preparati per questo. In passato, quando la strada rappresentava ancora il primo terreno di gioco per i ragazzi, regnava maggior equilibrio fra il gioco di attacco e di difesa e tutte le abilità tecniche e le strategie per l’1vs1 venivano imparate attraverso mini-partite con gli amici.
E non sottovalutiamo mai il divertimento intrinseco nel tentare dribbling, virtuosismi e giocate creative: i giovani, spesso, non smettono di giocare per pigrizia e inerzia, ma perché non riscontrano quei miglioramenti tanto desiderati.



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